Solo un vero partito liberal democratico può contrastare le ambizioni conservatrici di Meloni L’unico ostacolo alla sua idea di costruire una formazione politica paragonabile a quella della destra britannica è la nascita di una forza moderata liberale |
Alcune considerazioni sull’evoluzione di Giorgia Meloni nello scenario politico italiano e internazionale. Appare di lampante evidenza la strategia della presidente che sta sempre più attorniandosi nella sua esperienza a Palazzo Chigi da personaggi eterodossi, non provenienti dalla sua storia e dalla storia del suo partito.
Il suo partito, invece, resta al momento del tutto impermeabile a questa evoluzione. Potrebbe essere una strategia o, più semplicemente, la circostanza che un premier che sia anche leader di partito, naturalmente riconduce la sua leadership e anche le sue politiche al ruolo istituzionale, facendo passare in secondo piano le attività proprie del partito di cui è incontestata leader.
Anche il suo attivismo sul terreno delle istituzioni dell’Unione europea e i suoi rapporti in Europa lasciano prefigurare l’intenzione di porsi alla testa dei vari conservatorismi europei, piuttosto che lasciarsi trascinare da essi. Ricordiamo che lei è già presidente del gruppo parlamentare europeo Ecr, quello, appunto, dei conservatori europei. Insomma, tutto torna.
La lezione di Winston Churchill, e i suoi passaggi dai liberali ai conservatori, a me pare troppo ambiziosa e mal si attaglia alla situazione data.nel suo campo. Non lo è Matteo Salvini, che con il suo partito viene da tutt’altra storia. Non lo è Forza Italia, il cui declino potrà anzi favorire il suo progetto. Non è un problema l’opposizione, che fa di tutto per favorirla. E continuerà a farlo.
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