Pechino vuole il controllo, gli Usa mantenere lo status quo
Cina e Stati Uniti ai ferri corti. Le due superpotenze sono impegnate in una feroce competizione sul fronte diplomatico, militare, tecnologico, commerciale ed economico. Ma, in questo momento, a preoccupare di più è il dossier Taiwan, l'isola indipendente che Xi Jinping vuole riportare a tutti i costi sotto il controllo del drago, ritenendolo territorio sovrano cinese.
Washington, che fornisce aiuti militari a Taipei e che sarebbe pronta anche a difenderla in caso di attacco, punta decisamente sul mantenimento dello status quo. Ma nelle ultime ore il neoministro della Difesa cinese ha chiarito, per l'ennesima volta, la posizione su Taiwan:"Non promettiamo di rinunciare all'uso della forza. L'isola è al centro dei nostri interessi. È una questione interna e indiscutibile e non tolleriamo intromissioni", ha spiegato Li Shangfu, che a Washington ha lanciato un chiaro avvertimento:"La guerra con gli Stati Uniti sarebbe un disastro insopportabile per il mondo".
Ad aumentare il livello di tensione, un episodio avvenuto due giorni fa: una nave da guerra cinese si è pericolosamente avvicinata a un cacciatorpediniere statunitense impegnato in esercitazioni con i canadesi nello Stretto di Taiwan. Le nuove immagini, girate dai marinai americani, mostrano quanto rischioso sia stato l'incrocio tra le due imbarcazioni, avvenuto a una distanza di appena 150 metri. La clamorosa collisione è stata evitata per un soffio.
Gli Stati Uniti parlano di manovra aggressiva e sconsiderata, mentre Pechino giustifica il comportamento dei propri marinai e accusa Washington:"I cosiddetti pattugliamenti in nome della libertà di navigazione sono in realtà una provocazione e un tentativo di esercitare un'egemonia nell'area", ha spiegato il ministro della difesa.
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