Via libera con cinque sì ai piani di produzione in Cda Rai. È andata meglio rispetto ai 3 sì del budget. Ma se i numeri indicano un ad Fuortes rafforzato, dalla questione appalti al piano industriale il quadro resta in movimento
A conti fatti sono i numeri a descrivere algebricamente il paradosso. Perché Carlo Fuortes – l’ad Rai prima dato per probabile in partenza, poi per certo all’approdo al Maggio Fiorentino e ancora oggi ventilato in partenza chissà, visto che in settimana potrebbe vedere la premier Giorgia Meloni – esce con numeri migliori di quelli del precedente Cda su budget. Tecnicamente sarebbe rafforzato. Anche se usare certi termini, trattandosi di Rai, è onestamente ardito.
, in arrivo da ad, presidente e Francesca Bria. Voto contrario per Alessandro Di Majo e astensione per Riccardo Laganà mentre non parteciparono al voto Igor de Biasio, in quota Lega, e Simona Agnes, in quota Forza Italia.Due voti guadagnati quindi, verrebbe da dire. Fin qui la logica dei numeri. Ma a Viale Mazzini non ci si misura solo con i numeri così come sarebbe semplicistico analizzare la Rai come un’azienda.
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