Perché i procuratori hanno ottenuto così tanto potere nel calcio
Nel calcio i procuratori rappresentano giocatori e allenatori e ne curano gli interessi. Nel corso degli anni i più influenti fra di loro hanno assunto un ruolo sempre più determinante nelle trattative tra le squadre, tanto da ottenere dei guadagni complessivi paragonabili a quelli dei calciatori, o in certi casi addirittura superiori.
Avere un procuratore non è obbligatorio, ma nel calcio professionistico è molto raro che un giocatore non si affidi a una figura di questo tipo. Un’eccezione è quella del centrocampista belga Kevin De Bruyne, che nel 2021 preferì trattare il rinnovo del suo contratto con ilsenza avvalersi di un procuratore.
La maggior parte dei soldi delle commissioni viene incassata da un ristretto numero di agenti, i più influenti. Diversi fra questi hanno fondato delle agenzie per gestire la loro attività a livello internazionale. Negli ultimi anni quelle più grandi hanno assunto degli specialisti di altri settori, come ad esempio esperti di comunicazione e finanza, per poter offrire ulteriori servizi ai giocatori.
Secondo varie ricostruzioni, la prima trattativa di calciomercato a cui partecipò una figura assimilabile ai procuratori di oggi risale al 1968, quando la squadra olandese dell’Ajax doveva rinnovare il contratto ae si fece assistere da Cor Coster, un commerciante di pietre preziose. In Italia la figura del procuratore si affermò invece a partire dagli anni Settanta.
Tutt’oggi non esistono dei limiti prestabiliti per gli importi delle commissioni, che vengono trattati di volta in volta dai club con i procuratori. Ma la FIFA ha deciso di fissare per la prima volta un “tetto” a questi prezzi, venendo incontro alle richieste delle squadre che vogliono ridurre i costi.
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