Frequentare un nido d’infanzia è determinante per i bambini che hanno una condizione di svantaggio socioeconomico. La storia di un asilo di Palermo che potrebbe riaprire grazie al lavoro di un comitato territoriale, scrive Claudia Torrisi: ABNE
?”. Per molto tempo camminando per Danisinni, rione popolare abitato da circa duemila persone ai confini del centro storico di Palermo, Francesco Di Giovanni si è sentito rivolgere questa domanda dai residenti. Chiedevano della riapertura dell’asilo nido Galante, polo per l’infanzia e insieme consultorio familiare sorto negli anni sessanta, da sempre chiamato dagli abitanti.
Dopo trentacinque anni di vicende alterne, dal 2007 la struttura è rimasta chiusa e in stato di crescente abbandono, in balia di furti, atti vandalici e rifiuti. “Fino a sette-otto mesi fa sembrava un edificio bombardato”, spiega Di Giovanni, che nel 1988 ha fondato il, con sede nella vicina via Cipressi, che accoglie bambini, adolescenti e giovani dai cinque ai 25 anni e combatte la povertà educativa e la dispersione scolastica.
“All’interno c’era un’ostetrica e, a giorni alterni, veniva anche un’infermiera. Era un presidio importante, anche perché le mamme del territorio spesso non avevano gli strumenti per seguire i bambini, anche da un punto di vista sanitario”, ricorda Di Giovanni, che insieme al comitato territoriale ha raccolto negli anni testimonianze di persone passate dal polo infanzia di Danisinni.
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