Brexit tre anni dopo: per Londra è come un veleno a lento rilascio
Brexit tre anni dopo: per Londra è come un veleno a lento rilascioGli investimenti hanno subito un calo dell’11%, le esportazioni britanniche verso l’UE sono scese da 70.000 a 42.
Come con un veleno a lento rilascio, ogni settimana Londra deve fronteggiare un nuovo problema causato dalla Brexit, di cui continuano a manifestarsi gli effetti. Nei giorni scorsi, il gruppo Stellantis, nel corso di un’audizione al Parlamento inglese, ha manifestato il rischio di dover chiudere alcuni importanti siti produttivi nel Regno Unito, se non sarà rinegoziato l’Accordo con l’Unione europea.
Le case automobilistiche con fabbriche in Gran Bretagna dovranno pagare, a partire dal 2024, dazi del 10% per esportare i loro veicoli elettrici in Europa, a causa delle regole di origine previste dall’accordo Brexit, che esentano dalle tariffe doganali europee i prodotti realizzati per almeno il 45% in UK.
Le promesse dei vari premier britannici che si sono succeduti negli ultimi anni si sono rivelate poco realizzabili. “Nessun dazio sui prodotti inglesi”: un’affermazione vera che non teneva conto di quanto, oggi, le economie siano interdipendenti e di come ogni prodotto industriale contenga un componente, una tecnologia o una parte che è stata realizzata all’estero e che, facendo perdere al prodotto l’origine preferenziale UK, comporta la tassazione alle frontiere europee.
A distanza di oltre tre anni, si affrontano ora gli effetti economici sul medio periodo, si misurano le minori esportazioni verso l’Unione europea, i maggiori costi per le importazioni, si valutano le conseguenze sull’economia reale. Il Centre for european reform ha stimato che, nel secondo trimestre dello scorso anno, il Pil del Regno Unito era inferiore del 5,5% rispetto a quanto sarebbe stato, se il Paese fosse rimasto nell’Unione europea.